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Binge eating: quando l’abbuffata diventa un problema?

Il binge eating è una condizione patologica, caratterizzata da ricorrenti abbuffate incontrollate, che portano la persona a vivere una sensazione di disagio psicologico.

Negli ultimi anni, il termine ha subito una forte impennata, a causa del gran numero di contenuti pubblicati sul web, diventando così sinonimo di abbuffata. In realtà, concepire questi due termini come sinonimi è un errore.

Un altro errore da imputare al precedente, tristemente spesso commesso dai non addetti ai lavori, consiste nell’eseguire diagnosi senza possedere le conoscenze necessarie.

Così come in ogni altra guida che troverai sul nostro blog, ti ricordo che il fine delle seguenti righe ha carattere puramente informativo, e non può in alcun modo sostituire la diagnosi di un professionista del settore.

Nel linguaggio comune, un pasto abbondante potrebbe essere definito come un episodio di abbuffata potenzialmente patologico. Come vedremo oggi tuttavia il disturbo di binge eating deve soddisfare determinati criteri, definiti nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5), che solo un professionista della salute mentale come lo psicologo può interpretare in modo corretto.

Veniamo ora alla domanda principale, contenuta nel titolo di oggi: quando un’abbuffata può essere considerata un reale problema? Quali sono i migliori rimedi possibili per imparare a gestire e superare simili psicopatologie?

Binge eating: sintomatologia e diagnosi

Ogni notte, quando tutti dormono, mi fiondo in cucina e inizio a mangiare. Non che io abbia fame… non so perché. Biscotti, dolciumi, hamburger, yogurt, uova, carne, pesce… è indifferente. Apro il frigo e inizio a mangiare, fino a sentirmi così gonfio da esplodere. Capita sempre più spesso: sono ingrassato di circa otto kg in tre mesi. Ogni volta che concludo il mio pasto notturno, mi sento sporco, disgustato da me stesso. La cosa più grave? Non riesco a farne a meno…

L’abbuffata rappresenta un comportamento specifico, dove il soggetto è colpito da un forte impulso, che lo porta ad ingerire quantità di cibo superiori rispetto alla norma.

Durante questi episodi, la persona non riesce a smettere di mangiare e si riempie fino a provare vergogna, imbarazzo, forte senso di disgusto nei confronti di se stesso. Un’abbuffata è solitamente seguita da senso di colpa, sintomi depressivi e diminuzione di autostima. Al contrario di altri disturbi alimentari come l’anoressia e la bulimia nervosa, però, non vengono messe in atto condotte compensatorie (vomito autoindotto, utilizzo di lassativi, eccessivo esercizio fisico).

Quando episodi simili sono ricorrenti nel tempo (da minimo una volta a settimana, per più mesi consecutivi),  potrebbe essere possibile diagnosticare il binge eating disorder (BED), o disturbo da alimentazione incontrollata.

Dico “potrebbe” perché ogni situazione è differente, e va attentamente valutata in sede competente. Secondo alcuni, sembrerebbe esserci una correlazione tra BED e obesità, disturbo depressivo maggiore e disturbi di personalità. Il quadro sintomatologico potrebbe quindi comprendere anche complicazioni legate a patologie fisiche come le cardiovascolari e diabetiche.

 

Abbuffate e pensieri intrusivi

Pare chiaro che, quindi, una singola abbuffata non può essere considerata come patologica, anche se agli occhi di molti potrebbe apparire come tale.

Mangiare due pizze, o fare il bis a tavola o a ristorante potrebbe non rappresentare un reale problema. A tal proposito, infatti, un’altra variabile fondamentale, che va assolutamente considerata, è il contesto nel quale tali comportamenti vengono messi in atto.

Se il desiderio di mangiare, anche in assenza di appetito, e le emozioni negative così generatesi ripercuotono in modo considerevole sulla qualità della vita, è necessario recarsi da specialisti della salute mentale.

Come abbiamo visto, infatti, il forte disagio psicologico in potenza generato potrebbe provocare difficoltà nei rapporti con altre persone, portando l’individuo all’isolamento sociale.

Il risultato consiste quindi in un progressivo decremento della qualità della vita, all’impoverimento della rete sociale e perfino all’esordio di sintomatologie fisiche legate all’aumento di peso.

Essendo il disturbo da alimentazione controllata, in genere, privo di condotte compensatorie, è possibile che sopraggiungano obesità e problematiche cardiovascolari.

 

Il miglior rimedio possibile

Inutile nascondersi: quando il disagio è forte, e pare incontrollabile, l’unica soluzione rimane quella di affidarsi ad un professionista della salute mentale. Numerose ricerche scientifiche mostrano l’efficacia di terapie individuali di stampo psicologico, nel trattamento di tali patologie.

Decidere di non intervenire, o ancora peggio, contattare improvvisati, potrebbe andare a peggiorare la situazione in modo irrimediabile.

Come sempre, ti ricordo che le uniche figure legalmente riconosciute, esperte nel trattamento e nella gestione del disagio psicologico sono psicologi e psicoterapeuti. Nel nostro team troverai professionisti preparati, pronti ad accogliere le tue richieste.

E ti dico di più: se è la prima volta che vieni in contatto con la nostra realtà, avrai diritto ad un colloquio conoscitivo gratuito online.

Il motivo per il quale offriamo il primo colloqui gratis è di vitale importanza e va spiegato.

Sappiamo che trovare lo psicologo “giusto”, in grado di fornire una soluzione ai bisogni della persona, non è affatto semplice. Si rende quindi necessario fornire uno spazio nel quale professionista e persona possano inizialmente confrontarsi senza impegno.

In questo modo, avrai la possibilità di capire se e come il membro del team scelto per te, in base alla tua specifica situazione, potrà esserti davvero utile.

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