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Mio figlio non vuole studiare

Come alimentare la motivazione scolastica?

Come posso alimentare la sua motivazione scolastica?

Gli studenti italiani sono più di otto milioni. Di questi, gran parte sono bambine e bambini, ragazze e ragazzi che svolgono un’attività scolastica dai cinque ai sei giorni a settimana. Ore e ore davanti libri, a sentire parlare maestri, professoresse e professionisti della formazione. Chiunque può andare a scuola, ma in quanti hanno veramente voglia di studiare? La motivazione scolastica è un pre-requisito dell’apprendimento fondamentale e non va sottovalutata.

Si, perché senza di essa la scuola potrebbe essere vissuta come una costrizione, un vissuto emotivo negativo dal quale allontanarsi il prima possibile. E di certo vivere l’ambiente scolastico come qualcosa di imposto, che deve per forza di cose essere frequentato, può contribuire a far emergere un disagio psicologico importante.

La motivazione però, così come molte altre abilità, non è innata: può essere appresa. Possiamo apprendere, e far apprendere ai nostri piccoli tanto ad imparare quanto ad auto-motivarsi. Avere un figlio che non vuole studiare non è poi così raro. Per risolvere il potenziale problema, però, occorre partire da molto più lontano di quanto si pensi. Nella guida di oggi scopriremo insieme come fare.

Imparare con gusto, ma solo se motivati

La motivazione è il motore primario dell’agire umano, che fa la differenza in molti ambiti. Maggiore sarà l’incentivo percepito a compiere un determinato comportamento, più la persona percepirà soddisfazione e svilupperà competenza.

Senza motivazione scolastica, sarà impossibile prestare l’adeguata attenzione alle spiegazioni e alle letture, o nello svolgere i compiti a casa. Potrebbe istaurarsi così un circolo vizioso pericoloso.

Immagina di dover essere obbligato/a ad assistere, per tre volte a settimana, ad una lezione di una materia specifica (per esempio matematica). Sul lungo periodo, sarà semplice associare un’emozione negativa alla matematica, che poi potrebbe sfociare in comportamenti evitanti. E tutto questo per mancanza di motivazione scolastica.

A giocare un ruolo sicuramente importante poi sono due fattori: il rapporto con i compagni di classe e il rapporto con gli insegnanti. Vivere relazioni serene con pari rappresenta una delle modalità di coinvolgimento più importante per i piccoli e i più giovani.

Allo stesso modo, l’insegnante ha di certo molte responsabilità. Maestri, maestre, professori e professoresse dovrebbero rappresentare figure centrali di riferimento.

Facilitatori di apprendimento, che insegnino prima di tutto ad imparare ad imparare. Non sempre però questo accade, per una miriade di potenziali difficoltà che non per forza sono a carico dell’insegnante, o degli studenti stessi. Per esempio, nel caso degli ultimi anni, la pandemia ha giocato anche qui un ruolo rilevante impattando negativamente sulla voglia di fare dei ragazzi. Quali potrebbero essere le soluzioni?

Come comportarsi quando mio figlio non vuole studiare?

Per prima cosa occorre comprendere il perché del rifiuto, informazione fondamentale per ideare una strategia di intervento idonea e costruttiva. Potrebbe essere necessario impostare degli obiettivi su base giornaliera, stabilendo un tempo di lavoro quotidiano.

Sii paziente e ricorda: tuo figlio ha bisogno di essere indirizzato verso una motivazione scolastica che ha perso. Per questo motivo, dovrai affiancarlo come genitore e guida responsabile. Non sarà sufficiente quindi consigliare, caldamente o meno, ai propri ragazzi di darsi da fare: occorre grande impegno anche da parte tua.

Ricorda: l’obiettivo rimane quello di favorire lo sviluppo di motivazione in una persona che l’ha persa e che probabilmente si sente poco autoefficacie nei confronti dei compiti richiesti. L’autoefficacia è un costrutto psicologico teorizzato da Alber Bandura, e può essere definita come la consapevolezza di riuscire in una determinata attività.

Per favorire un corretto approccio, sarà indispensabile associare stimoli positivi alle sessioni di studio quotidiano. L’obiettivo è semplice: permettere ai bambini/ragazzi di percepire l’attività scolastica come qualcosa di positivo e proficuo. Un’attività che permetta di ottenere una serie di benefici.

Altra importantissima arma a disposizione è la lode. Attenzione però: andranno lodati l’impegno e il comportamento, non il risultato. Tanto nello studio come nella vita, è impossibile imputare il risultato finale di un’attività ad un’unica variabile. Il successo e l’insuccesso sono sempre multifattoriali.

HelpMeOut: un partner affidabile di sostegno alla genitorialità

L’abbiamo già ripetuto più volte: non esiste il manuale del genitore perfetto. Il rapporto con i propri figli è mutevole nel tempo, e viene influenzato da variabili interne ed esterne alla relazione. Non sempre però i genitori hanno a disposizione le risorse e le conoscenze necessarie per ottenere il meglio, gestendo in modo funzionale le proprie emozioni.

In casi simili, una soluzione semplice ed efficace potrebbe consistere nel rivolgersi ad un terapista professionista che sia d’aiuto nel trovare le soluzioni adatte alla situazione. E noi di HelpMeOut, presentandoci come un partner affidabile per il sostegno alla genitorialità, possiamo di certo rappresentare una risorsa preziosa.

Offriamo, a chiunque non sia mai entrato in contatto con noi, un primo colloquio gratuito conoscitivo online. Come funziona? Semplice: non dovrai fare altro che compilare un questionario, per noi molto utile a comprendere i tuoi bisogni.

Questo infatti ci permetterà trovare lo psicologo più adatto alle tue esigenze. Il tutto culminerà con il colloquio conoscitivo gratuito online, dove anche tu potrai comprendere se quel professionista potrà davvero aiutarti. Ecco il link al questionario.

Per qualunque altra cosa, non esitare a contattarci: siamo qui per aiutarti a rispondere a domande difficili. Se c’è la soluzione, perché tenersi il problema? Life is too short to be unhappy.

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